2008-03-12

* Forma

Forma. Nella vita è questione di forma. Non c’è moralismo in questa frase, né la nostalgia per l’epoca dei contenuti. Siamo entrati in un mondo post-alfabetico, come direbbe McLuhan? Non credo. Il fatto che usiamo le nuove tecnologie per tornare alla scrittura è la prova che nemmeno il nostro genio canadese aveva fatto i conti col futuro. E se la forma supera il contenuto tradizionalmente scritto, lo fa forse per introdurre un nuovo concetto di sostanza. Troppo filosofico? Beh, vedetela così. Una ventina d’anni fa, nel 1985, fu proiettato nelle sale un film che si intitolava “Sotto il vestito niente”. Non andò benissimo, la gente non era pronta a fare a meno della sostanza, anche perché la sostanza in questione era Renée Simonsen. Ora, la necessità che si materializzava all’orizzonte era quella di giustificare il primato dei mezzi sui fini. L’importante è partecipare, e uno. Imparare ad imparare, e due. Sapere, saper fare e saper essere, e tre. Ammettiamolo, è un delirio. Ma non è necessariamente falso. Sarei credibile affermando questi concetti a viso aperto, con uno schizzo di dentifricio sulla faccia?

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4 Commenti:

Alle 12 marzo 2008 alle ore 11:14 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Pesissimo, il problema è che sei credibilissimo. Per questo non ci ho capito un tubero.

 
Alle 12 marzo 2008 alle ore 13:23 , Anonymous Miss Kendall ha detto...

Direi piuttosto che la gente non era pronta per un thriller firmato Carlo Vanzina! Lo stesso che qualche anno prima aveva diretto "Vacanze di Natale" e qualche anno dopo dirigerà "Piccolo grande amore", tanto per citare i più significativi, presenta un noir ambientato nel torbido mondo della moda milanese. Per niente credibile lui! Che la gente non fosse pronta a riconoscere che dietro un mondo glitterato, dei bei vestiti, dei bei corpi, poca o nessuna sostanza è una considerazione a posteriori, troppo alta per il film e peraltro ora inflazionata.
Quanto me piace de commentà il lord!

 
Alle 12 marzo 2008 alle ore 20:06 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

esimio collega,
La ringrazio per aver introdotto questi argomenti che esulano dalla routine della nostra vita televisiva.
Sono convinto che le nuove tecnologie non siano riuscite ad eliminare l'enigmaticità e l'enigma della pagina bianca. Il vestito, se non contiene la persona, può essere comunque indossato da un manichino e così le cose non cambiano (de chirico la pensava così'?).
Alla trilogia del comportamento che Lei suggerisce e che approvo in pieno aggiungerei solo quello che è, per me, il fine ultimo della conoscenza: l'oblìo.
Con grande stima
Pasquale "Retrogusto" Pignalosa

 
Alle 15 marzo 2008 alle ore 17:27 , Anonymous p.s. ha detto...

non credo che le nuove tecnologie cercano di sostituire la scrittura tradizionale. forse la forma "post-alfabetica" è più una forma ultra-alfabetica che evolve la parola (suono) in una scrittura immediata evitando qualsiasi sentimento peccatrice dell'oblio dovuto al gesto automatico del cancelletto.

...e l'oblio diventò il "Canc"!

 

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