2008-03-13

* Oblio

Oblio. Eccoci al punto. L’oblio come approdo della conoscenza. Non saprei dire se dimenticare è il risultato dell’apprendere. Mi sembrerebbe controproducente, in particolare nel frangente storico in cui l’enfasi sulla memoria è così pronunciata. Indubbiamente, invece, mi pare giusto sostenere l’idea, suggerita in questo blog dall’amico Pasquale “Retrogusto” Pignalosa, della rivalutazione dell’oblio come strategia del comunicare, piuttosto che scopo del conoscere. E come terapia del convivere, aggiungerei. Ma ci pensate? Tutti vogliono essere riconosciuti nel proprio contesto, riusciti, celebrati, blasonati. Questo vale anche per il sottoscritto, che dato il nome e il titolo della rubrica, tradisce un certo narcisismo. Eppure, questo produce competizione, invidia, e soprattutto il fare per il gusto di fare, il partecipare a salotti, il farsi conoscere, il farsi vedere. È un mal comune, quindi bisogna farlo. Eppure, Qualcuno, con la Q maiuscola, lo ha ricordato spesso, che l’importante – in certe situazioni – è sparire. Ve lo ricordate Carmelo Bene?

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2 Commenti:

Alle 13 marzo 2008 alle ore 16:12 , Anonymous 20nd ha detto...

La profonda bolognesita' della bolognesita' dei tortellai! Certo che lo ricordo! Bel blog!

 
Alle 13 marzo 2008 alle ore 18:15 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

Caro Lord Brummel,
ci stiamo avventurando in un campo insidioso e irto di pericoli (intellettuali) e questo mi attizza moltissimo.
Mi piace precisare che l'Oblio, tecnicamente impossibile da conquistare pienamente, è per me una pratica quotidiana che esercito sapendo bene che fallirò. E quindi fallirà con essa la conoscenza, che tanto mi gratifica. D'altronde Carmelo Bene (R.I.P.) è andato in televisione forse per praticare l'oblìo di sé. Fallendo.
Cordialità
Pasquale Retrogusto Pignalosa

 

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