2009-08-31

Emo parte uno: "The Get Up Kids"

È il 1999. Hai 17 anni, non sei tra i più alti della tua età, pesi come un mucchio di stracci bagnati e sei in guerra con l'acne. Sei al quarto anno di liceo, vai con i pattini inline (fare skate era già più figo), ascolti solo musica punk ed hardcore. Vivi in una città che dire periferica è poco, vesti con dei pantaloni che andrebbero bene a tuo padre e sulla maglietta che indossi hai scritto punkers. Per questo motivo ogni mattina sull'autobus vieni deriso da chi ha dei pantaloni sottovuoto e delle scarpe con le zeppe. Lo sai già che solo il tempo ti darà ragione, ma al momento le palle ti girano comunque. Ah dimenticavo: le ragazze non ti guardano neanche per sbaglio (anche qua il tempo ti darà ragione, ma ne sei meno convinto). Ti consola che i tuoi amici sono più o meno come te. Un giorno vai in un negozio di dischi e compri una videocassetta di clip musicali (si chiamava "punxploitation") al prezzo di 5.000 lire, dividendo il costo con l'amico che è li con te. Vai a casa sua e la guardi. Tra i diversi gruppi che conosci ne spunta uno nuovo: The Get Up Kids. Il video che ti cambierà il gusto musicale per i 10 anni a venire è della canzone Action & Action. Il disco dai cui è tratto è Something to write home about. Tenterai di acquistarlo su Negative fallendo, lo scaricherai da Napster con successo, impiegandoci una settimana con la tua connessione a 56k, e non si muoverà dai cd più ascoltati per i prossimi 10 anni.

Sembra punk ma non lo è troppo, è più melodico, le canzoni parlano di storie un po' sfigate tra ragazzi e ragazze. La voce non è urlata, i riff sono più orecchiabili. La tua rabbia giovanile prende consapevolezza e muta. Non è musica triste, affatto: la svolta c'è sempre e raramente è negativa. Su internet leggo che il genere che fanno si chiama Emo (o emo-core da emotional hardcore, più o meno), alcuni lo chiamano post-punk. Scordatevi frange nere e unghie pittate: quello non è emo, è merda, nè più nè meno. Quando la gente pensa all'emo pensa a questo. No, è solo una trasfigurazione degli ultimi anni di un genere nato nella metà degli anni '90, da dei ragazzi un po' sfigati come me.

Ieri sera i Get up kids hanno suonato a Bologna, un evento che aspettavo da circa 10 anni (hanno fato poche date in italia a suo tempo ed erano inattivi dal 2005). Io e centiaia di altri come me eravamo lì. Chi non ha avuto un background simile al mio non può capire cosa diavolo rappresenta. Il tuo passato che ritorna. I tuoi idoli che arrivano e ti dicono «Hey noi siamo ancora qui, non ti dicevamo stronzate!». Le emozioni, le sensazioni, il sudore, tutte le storie della mia vita che mi sono passate davanti agli occhi.
Faccio fatica ancora a realizzare. Alle mie spalle ho la scaletta dei pezzi che hanno suonato e che il chitarrista ha lanciato nel pubblico. Non so più cosa dire, non so come descriverle scrivendo certe situazioni.
Sleep with my memories,
pictures, apologies

Un video non mio di ieri sera: io sono davanti in mezzo, chi mi trova è bravo.

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3 Commenti:

Alle 31 agosto 2009 alle ore 21:49 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Wow! Bellissimo post Zane. Mi piace da matti, al contrario dei get up kids e dell'Emous...

 
Alle 31 agosto 2009 alle ore 21:58 , Anonymous Zane ha detto...

Grazie infinite Lele! eh i guk o li ami o li odi... ne approfitto e aggiungo un'altro dei tantissimi video che stanno fiorendo: http://www.youtube.com/watch?v=bXsX3hamLXc
qua mi si riconosce piuttosto bene e si capisce bene l'atmosfera che c'era...

 
Alle 1 settembre 2009 alle ore 13:11 , Anonymous unodeidue ha detto...

start over. start over!

 

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2009-08-24

* For-Nanda

For-Nanda. Quando si muore, la reazione abituale delle persone è spesso sintetizzata nella sequenza sgomento-negazione-santificazione. E le ragioni non sono esclusivamente riconducibili al quadro antropologico occidentale o alla personalità del soggetto in causa, ma anche alle variabili politiche e poetiche del vivere. Prendiamo Fernanda Pivano. La sua morte fa riflettere su diversi aspetti della più che comprensibile costernazione che ne ha caratterizzato i funerali. Se si segue uno schema aristotelico, si può leggere il fenomeno "Morte di Fernanda Pivano" dal punto di vista del bios, del logos e dell'ethos. Rispetto al bios Fernanda Pivano aveva novantadue anni. E a novantadue anni morire non è strano. E qui entra in campo il logos: ciò che ha scritto e - cosa ancor più suggestiva - la capacità di fare leggere ciò che non sarebbe mai stato facilmente leggibile. Sulla strada di Kerouac. Il Grande Gatsby di Scott Fitzgerald. Juke Box all'idrogeno di Ginsberg. E così via. Ma la donna morta qualche giorno fa, ha già consegnato la propria vocazione a pagine immortali. Se rimpiangiamo personaggi della levatura di Fernanda Pivano, lo facciamo in nome dell'ethos, dell'orientamento riflessivo al bene o al male, e del temperamento che un autore dimostra, nel caso specifico, nei confronti della parola scritta. Nessun testualismo spinto. Solo amore per il testo. Quando intervista Charles Bukowski - l'uomo più rude della letteratura americana - lui le regala una rosa. Questo non ha reso biologicamente immortale Fernanda Pivano. Sono le ragioni per la quale la rimpiangiamo, quelle che la rendono immortale umanamente. La cultura non è un attributo narcisisticamente autoriferito, ma una risorsa collettiva a disposizione di intelligenze curiose. Che sia questo il senso della perdita?

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Alle 24 agosto 2009 alle ore 22:35 , Anonymous p.s. ha detto...

a momak piace questo elemento

 

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2009-08-22

Il fumo uccide



- Mi offri una Marlboro che mi sorprendo i polmoni? - chiese cortesemente la Nuvola Nera.
- Ti offro il mio cazzo, così ti sorprendi il culo - rispose Bastardo.
- Ah. Tiralo fuori se hai le palle Bastardo.
Senza esitare Bastardo si alzò dalla sedia e tirò fuori il suo grosso uccello che subito trovò il consenso nel sorriso della barista.
Nuvola Nera, vedendo il suo avversario occupato nella sfida con quella troia, raccolse tutta la materia che trovò nelle profondità del suo essere e gli sputò una roba verde antico sul cazzo. La reazione fu immediata. Il ginocchio del Bastardo arrivò sul viso del vecchietto, e, mentre era ancora in volo, gli regalò un massicio posacenere in fronte. La nuvola nera raggiunse il pavimento. Qualche secondo più tardi lo fecero anche i suoi denti che si erano soffermati in aria.
Come se non fosse niente Bastardo si rimise al banco a bere la sua birra.
Il vecchietto si alzò e sorprese Bastardo alle spalle piantandogli nel viso il cacciavite da elettricista che aveva trovato in tasca. Colpi veloci. I primi tre bucarono la pelle esplorando la cavita orale, il quarto invece fu decisivo. Attraveso l'occhio gli arrivò nel cervello. Per un istante Bastardo si ricordò di una cosa che credeva aver dimenticato. Una roba dell'infanzia. Poi morì.
- Che cazzo guardi? Fammi una birra.
Senza rispondergli la barista si rimise al lavoro e gli diede la birra. Nuvola Nera seccò il mezzo bicchiere con un sorso solo. Mentre stava appoggiando il bicchiere sul banco si senti una sensazione strana. Come se le sue budella si aprissero. E fu proprio così. Poco dopo il contenuto della sua pancia si unì al sangue della cameriera che si trovava per terra. Ora lo aveva capito anche lui, c'era un scambio di ruoli. Aveva sottovalutato le capacita mimetiche degli androidi.

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La meraviglia di una vetrina di ferramenta

Premio in natura per chi indovina di quale ferramenta si tratta.

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Alle 23 agosto 2009 alle ore 01:29 , Anonymous aggregato ha detto...

ferramenta imolese

 
Alle 23 agosto 2009 alle ore 17:50 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

indovinato...

 

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2009-08-18

Natura morta

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2009-08-17

True norwegian (not only) black metal

Fresco di ritorno dalla mia ormai classica scorribanda in terra scandinava, non posso che fare un piccolo report sul mio contatto con la musica norvegese.


Partiamo subito dal sottogenere che tralasceremo: il black metal. La Norvegia lo esporta in quantità industriali e io capisco meno di black metal che di molti altri generi. La mia meta era Oslo, città che consiglio caldamente come posto in cui vivere. Ci sono andato piuttosto preparato, selezionando a monte qualche locale tra i tantissimi che offrono musica dal vivo e "rock" in mille forme e gusti, segnalate sulla guida locale con la classica manina che fa le corna, gran classe.

Tra i tanti il Funhouse si è rivelato il migliore per quanto riguarda la programmazione live. Il simpatico seminterrato, trovato sulla mappa dopo innumerevoli invocazioni ad Odino, è un posto accogliente dove la birra non costa molto (che in norvegia vuol dire 7 euro alla pinta). Entriamo una sera a caso e ci becchiamo un gruppo garage americano, i Chooglin'. Si presentano con occhiali da sole, un chitarrista di 2 metri e più e tre fiati, cosa che mi spaventa di più dell'enorme musicista. Morale della favola, hanno spaccato. Gran suoni e hanno tenuto il palco benissimo. Non ho potuto apprezzare appieno lo show in quanto, essendo alto 180 cm, cioè l'altezza media delle donne in Norvegia, mi sono ritrovato davanti a una selva umana composta da giovanotti alti almeno 195 cm, ma pesanti come una risma di A4.

Nel giorni del mio soggiorno si svolgeva l'Øya festivalen, 5 giorni di band disseminate tra main stage diurni in un parco e vari concerti serali sparsi per la città. La prima sera del festival torno al Funhouse. Suonano quattro gruppi, due li conosco già e non deludono le aspettative. È pieno di gente e non fatica a crearsi una gran baldoria. Dominic e Death is not glamorous la fanno da padroni. Tutti esausti e "presto" in albergo: il giorno dopo si cerca di entrare al mainstage.

Alle 11 apre la vendita degli ultimi biglietti della giornata: suoneranno tra gli altri The Bronx, Kylesa, Band of Horses, Rise Against e Municipal Waste. Alle 10 sono già lì, ma alle 10 e 40 hanno già finito i biglietti. Da pessimo italiano cerco un bagarino: vuole il doppio del prezzo, circa 140 euro. Anche no, visto che devo sopravvivere altri quattro giorni.
Come una donna di mezz'età appena lasciata dal marito bisognosa di shopping per risollevare il morale, mi dirigo verso il Tiger, bellisimo quanto piccolo negozio di dischi. Ne esco estremamente soddisfatto, dato che al contrario di qualsiasi altra cosa, dischi e libri in norvegia non costano molto. In mano brandisco entusiasta The wicked ep dei Funeral Diner, un classico dello screamo norvegese come Calling in dead dei Jr Ewing e due copie di Maximum rock 'n' roll, storica zine americana. Pochi giorni dopo acquisterò anche un bel libro fotografico sui Turbonegro (storica punk rock band norvegese) dal delicato titolo Ass time goes by.

Tempo scaduto, si torna a casa. Purtroppo.

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Alle 17 agosto 2009 alle ore 21:19 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Bentornato allora! Ma che roba suonavano sti gruppi. Non ho mica capito se sei poi stato al Festivalen

 
Alle 18 agosto 2009 alle ore 17:06 , Anonymous Zane ha detto...

grazie! eh un gran casino millemila gruppi e millemila (sotto)generi! si fa prima ad andare ad ascoltarli... eh alla fine ho fatto solo le serate notturne del festivalen, il mainstage non mi ha voluto!

 

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2009-08-11

Darth Mc Hammer

Continua la mia passione per le varie versioni di danza su questa canzone.
Eccone una interessante.

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2009-08-10

Limoni

Giovani limoni fotografati oggi da Chiara

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2009-08-08

Un metanista sul confine tra Emilia e Romagna

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2009-08-05

Cito uno che cita





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