2008-04-30

Giocare a calcio nel postluogo

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La torta Martina e Martina stessa


La nostra Veronica torna in azione con una torta dedicata a Martina, festeggiata, entrambe qui ritratte.
Non trovate che si somiglino?

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2008-04-29

Vi presento Momak

Nuovo prestigioso contributor per Emmaboshi.
Vi presento Momak che scriverà Sostanze.
Grandi temi con piccole parole.
Qui sotto trovate il primo pezzo.
Enjoy!

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Mauser / sinfonia N.7,63

Harold sapeva che al Dio non piaceva l'idea di suicidio. Semplicemente non gradiva quel tipo di consegna. Preferiva il suo corriere. Il suicidio gli sembrava una cosa da cinesi; te ti sbatti tutta la vita per creare un prodotto, un'autorità e poi te lo fottono piccoli gialli da una terra lontana. Ma a Harold questo non importava. Era molto preoccupato invece dell'immagine. Non voleva una cosa troppo teatrale ma neanche banale. Era molto convinto sul metodo. Il suo Mauser, calibro 7,63 doveva essere all'altezza del compito. Se il proiettile avrebbe attraversato la sua testa in modo previsto la scena poteva funzionare. La tivù era un fattore pericoloso. La scena del crimine poteva essere compromessa se nel momento della scoperta del cadavere appariva una pubblicità sul detersivo o cosa del genere. Perciò decise di spegnerla e tornò a sedersi sulla sua poltrona preferita. Aspettò qualche istante come se volesse aggiungere una pausa musicale e si sparò il colpo in testa. Quello che vide erano sicuramente titoli di coda, roba tecnica - pochi ringraziamenti. Ma quello che non vide fu la sagoma di zio paperone che il suo cervello formò sulla carta da parati in stile vittoriano.

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Alle 29 aprile 2008 alle ore 23:17 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

grande esordio
complimenti momak

 
Alle 30 aprile 2008 alle ore 20:28 , Anonymous p.s. ha detto...

grazie pasquale

 

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Dee Dee "Brummell" Ramones


Dandy dal lunedì al venerdì.
Di sabato si trova davanti a queste immagini.
Meglio in completo gessato in veste pre-post-iper-Ramones?
Propenderei per la seconda ipotesi.
Almeno fino alla soglia dei quaranta.
O no?

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The Villa Fontana di Medicina Experience

Dall'album Villa Fontana di Medicina
Succose foto della festa di Villa Fontana di Medicina dove si mangia presto e dopo si balla.
Per chi non poteva esserci, io cero.

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2008-04-28

* Primedonne

Primedonne. L’originario spiazzamento di chi non è né maschilista né femminista, ma vuole semplicemente studiare e documentarsi sul rapporto fra i generi, si espande a dismisura nei contesti in cui un sesso narra di sé. Ma quando un sesso narra dell’altro, la cautela dovrebbe essere d’obbligo, dal momento che la consapevolezza assoluta di cosa significhi essere donna per un uomo o essere uomo per una donna non ci sarà mai, almeno nell’opinione del sottoscritto. Poi accade l’(in)immaginabile. Assistendo a una recente rappresentazione de I monologhi della vagina in inglese, mi divertivo nel trovarmi in una situazione privilegiata per un maschietto: ascoltare donne che liberamente parlano della propria condizione intima e dei riverberi che quest’ultima produce nel rapporto con gli uomini. Qualche eccesso di colore, d’accordo, mai comunque come i discorsi che si fanno tra maschi al bar o negli spogliatoi. La forza dei monologhi sta in questo. Se sei donna ti compiaci della normalità di alcuni dubbi e di sensazioni che si fanno spazio tra altre donne. Un cameratismo in rosa, direi. Se sei uomo, non sei costretto a sbirciare dal buco della serratura, portandoti a casa i tuoi luoghi comuni. Ti viene aperta la porta principale, quella dei sogni, dei turbamenti e delle emozioni. E come è giusto che sia, puoi ridere ed indignarti. Ma per entrare è giusto chiedere permesso, e lo si chiede lasciando fuori i pregiudizi, come si lasciano fuori le scarpe prima di entrare in casa di un giapponese. In un equilibrio così delicato, può succedere che qualcuno esageri. E ad esagerare è una delle performer (tra l’altro, l’unica che ha la pronuncia inglese degna di Totò) la cui invettiva spietata sugli uomini non è comprensibilmente rivolta a consolidare lo spirito di gruppo con le altre donne. È invece uno strumento per distinguersi, per provocare, per creare un palco sul palco dove lei – e soltanto lei – è la vagina parlante. Questo mi suggerisce un problema intrinseco all’evoluzione del moderno femminismo. Il problema non sta tanto nel rivendicare l’origine della specie. Quello è un problema di cicli, di corsi e ricorsi. La donna crea l’uomo in natura, mentre da una costola dell’uomo sorge la donna, secondo la cultura biblica. La modernità ha esaltato il ruolo dell’uomo, la post-modernità chiede il conto e idealizza l’autonomia femminile condannando il romanticismo. E allora? Il problema sta piuttosto nel fatto che tanto le donne quanto gli uomini hanno il potere di trasformarsi in primedonne, sovrastando gli altri e annullando il senso dello sforzo comune per dire qualcosa di nuovo. Ora, siccome la donna è un essere umano quanto l’uomo, non è quindi immune dal vizio, ivi compreso l’eccesso di vanità. Ma poi, perché vantarsi, se non per piacere a un uomo?

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Alle 28 aprile 2008 alle ore 20:31 , Anonymous p.s. ha detto...

caro lord, penso che ormai il mondo nn si divide a uomini e donne quanto a passivi/e e attivi/e.

 
Alle 28 aprile 2008 alle ore 21:19 , Anonymous MAG ha detto...

Io in quanto donna non so come si divida il mondo e nemmeno posso aspirare a tanto ma credo di sapere come si divide questo blog: Brummel e Momak / Mag e Pignalosa che è come dire scientifici e umanisti oppure più semplicemente Nord-Est e profondo Sud. Da domani vi riempio di post impazziti dalla Calabria Saudita. Il mio nome sarà Soppressa!

 
Alle 29 aprile 2008 alle ore 00:14 , Anonymous p.s. ha detto...

nn creiamo le categorie. nn facciamo gli schemi. perchè nn esiste un sud più sudato dell'est ne un razionalismo senza ideali umanistici

 
Alle 29 aprile 2008 alle ore 12:55 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

A questo punto aggiungerei anche i riflessivi...

 

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Coraggio Olmo

Dall'album Coraggio Olmo

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Alle 28 aprile 2008 alle ore 18:17 , Anonymous p.s. ha detto...

penso che non è il suo tipo...

 

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2008-04-27

«Del perché in bagno leggo i detersivi»

In bagno leggo i detersivi. Cioè, per essere più esplicita, li leggo seduta sulla ciambella del water. Accompagno così l'atto liberatorio della mia giornata, con una lettura attenta delle etichette dei detersivi. Funziona anche con il detergente intimo che di solito non manca nelle immediate vicinanze. "Detergente specifico per l'igiene intima. Modalità d'uso: agitare prima dell'uso. Diluire e risciacquare con cura".

La maggior parte della volte funziona immediatamente: bastano queste poche righe che l'operazione principale viene completata dal mio organismo, come aver ricevuto un ordine. A volte però serve approfondire. E allora posso incappare in un: "detergente cremoso per la pulizia di tutte le superfici dure, porcellane, smalti, cromature, acciaio inox". E voilà anche questa volta il gioco è fatto.

Oggi però mi è capitata tra le mani, o meglio, sulle ginocchia, una pagina di Chi, notoriamente accettato come un giornale da cesso tra i migliori, con servizio, nelle pagine centrali, sulle ragadi di Fabrizio Frizzi. Giuro. Il povero Frizzi raccontava tutto per filo e per segno, di come si era accorto di averle, di come aveva condotto intere trasmissioni televisive senza potersi sedere, di come alla fine avesse risolto drasticamente il problema con un intervento chirurgico.

Mi sono così appassionata alla lettura che ho dimenticato il mio fine ultimo, perché mi trovavo cioè in quella posizione, il quel luogo a quell'ora, e dopo 8 pagine di lettura ancora non potevo dirmi "libera".
Come è finita, vi chiederete? Con una folgorante illuminazione.

Finalmente ho capito perché da anni, in bagno, leggo le etichette dei detersivi: perché le trovo funzionali e discrete. Le etichette dei detersivi non interferiscono con il tuo espellere. Ti accompagnano fino a quando è necessario e ti abbandonano appena non servono. La stessa cosa non si può dire per le ragadi di Frizzi. Ti appassionano, ti allontanano, ti spingono a riflettere, magari a vomitare ma sempre ti lasciano da sola dopo averti scosso nel profondo. E allora a questo punto non posso rinunciare a farmi una domanda e forse a darmi anche la risposta: se un semplice dossier su Frizzi e il suo didietro, hanno bloccato una funzione vitale al mio organismo, che effetto possono produrre su scheletro, nervi, sangue, ossa, muscoli e organi tutte le pseudo informazioni che ci raggiungono tutti i giorni, noi tapini, da mattina a sera? Quali funzioni bloccano, stimolano, accelerano o rallentano? Chi mi assicura che tutte quelle parole non siano acuminate come aghi puntati su bambolotti-wudu umani?

Per questo, caro Emma, sono praticamente certa che l'effetto mummificato del tuo sugo sia frutto solo di un accostamento sbagliato! Probabilmente in quel momento, mentre cucinavi, hai sottoposto il tuo passato di pomodoro ad un input semantico che produceva la mummificazione immediata dei liquidi. Che ne so....la sirena di un' ambulanza dalla strada, il campanello suonato da due testimoni di Geova alla porta. Qualsiasi cosa dall'effetto mummificante. Stacci più attento la prossima volta che inviti gente a cena.
Saluti

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2008-04-25

{Le Nuvole II}

In qualunque modo la si pensi, qualunque cosa succeda da qui a breve vorrei ricordare a tutti che oggi è il 25 aprile: una festa da non dimenticare e da non rimuovere.

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2008-04-24

L'altra faccia della parola "mummificato"

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Alle 24 aprile 2008 alle ore 19:21 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

Cucinare è come dipingere, richiede la stessa conoscenza delle tradizioni, una propria creatività, il gusto dell'azzardo e la consapevolezza del risultato mai pienamente raggiunto. Una regola per me fondamentale è quella di mangiare comunque quello che si è prodotto e rendersi conto del perchè è venuto così male. Per aspera ad astra (citazione dal tedesco...)

 
Alle 28 aprile 2008 alle ore 18:04 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Spero che tu non ti riferisca al mangiare il quadro.
Ricorderebbe un po' il cappello di Rockerduck.
Una soluzione alternativa è utilizzare ciò che si è cucinato per mummificare se stessi, a propria volta.
Una sorta di fusione panteistica col sugo, tipo "La pioggia nel pineto", per intenderci.

 

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2008-04-22

Vola frittata, vola


Vola frittata, vola from Emmaboshi on Vimeo.

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* Identità

Identità (D). Sono tanti gli studiosi, alcuni eminenti, che si interrogano da tempo sul problema dell’identità. Chi siamo? Siamo il ruolo che esercitiamo, o il prodotto delle norme istituzionali, come vogliono alcuni strutturalisti? Una entità biologica, come lasciano intendere alcuni scienziati naturali, inclini a un eccesso di positivismo? Siamo forse fasi continue di un processo di reincarnazione, come da precetti della religione induista? O piuttosto, siamo quello che mangiamo, come suggeriscono furbescamente alcune prescrizioni dietetiche di stampo new age? Oppure, come mi pare più probabile, non siamo soltanto il prodotto di variabili come l’età, lo status, il territorio, la cultura di appartenenza, ma anche l’eterna mediazione fra tutto questo e la nostra personalità?
Identità (R). Quando facevo le scuole medie, era abitudine fare firmare le ultime pagine del diario dai propri compagni di classe. Un’usanza sociale, che riproduceva le gerarchie carismatiche che si erano consolidate nel corso dell’anno scolastico. Per questo, pochi eletti conquistavano pagine e pagine di dediche personalizzate. La stragrande maggioranza riceveva qualche pensiero sul quale fantasticare durante l’estate e molte frasi di circostanza. La casta degli intoccabili racimolava invece quattro o cinque sbrigativi “ciao”, vergati in fretta e furia prima del suono della campana. A comporre quest’ultima categoria c’era anche una nostra compagna, non particolarmente avvenente. In tutta onestà, salvo qualche raro esempio di bellezza già manifesta, nessuno era avvenente, alle scuole medie. Ma a colmare il divario amletico tra essere e non essere c’era appunto l’avere (quello di Fromm), e molto facevano gli abiti giusti, gli accessori giusti, lo zainetto giusto e la corporatura giusta. Questa compagna non era francamente molto “giusta”, per utilizzare un concetto riassuntivo. Così, dopo i primi due anni passati a racimolare sequenze impersonali di “ciao” e di “buone vacanze”, un altro perfido alunno, la apostrofò per cognome e le scrisse: “Sei bella come il c*lo di una cammella”. Basta. Chiuso lì. Personalizzazione netta, se non altro. E tutti, ma proprio tutti, ridemmo. Noi per conformismo, il compagno cattivo per protagonismo, e la compagna brutta per circostanza. Questa storia non è a lieto fine. La compagna è rimasta brutta, ed ora è anche più vecchia, più grassa e più sciatta. Il compagno è ancora gretto, ed anzi è peggiorato, ma sorvolo sulle cause. Quindi questa storia non serve a consolare, ma a riflettere sul problema dell’identità. Forse siamo bambini un po’ str**zi, alla ricerca dell’innocenza perduta?

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Alle 22 aprile 2008 alle ore 19:29 , Anonymous p.s. ha detto...

Come dice grande Jodorowsky l'uomo è un compromesso tra dio e il cadavere. Questa tesi confermata da Eraclito a Hegel è molto bene analizzata nel libro che hai citato di E.Fromm. Condivido la tua esperienza scolastica, precisando che questi comportamenti sono frutti di imposizioni sociali e "educativi" che ci vengono imposti. Paradossalmente un bambino piccolo è a mio avviso più vicino all'essere di un individuo formato.
(è molto più indivisibile di un adulto).
Questione è :cosa succederà quando il gusto delle masse accetterà l'abbandono dell'oggetto avvenuto nell'arte dell'900? (che secondo i miei calcoli dovrebbe succedere nel circa 2400 se nel frattempo nn avremo un altro hitler)
Saremo più vicini all'individuo? Diventeremmo qualcosa di più di un semplice nome o di un vestito?

 
Alle 23 aprile 2008 alle ore 17:01 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Caro Momak,
Sei un simpatico post-strutturalista. Effettivamente un bambino è più indivisibile di un adulto, anche se non necessariamente più innocente. Di fatto alle scuole medie (11-13 anni) gran parte dell'indivisibilità originaria se ne è già andata a ramengo. Per cui, a meno di non soffrire della sindrome di Peter Pan, sarebbe forse opportuno accettare la sfida della cultura ed elevarsi a un livello tale da conoscere i pericoli del totalitarismo e scongiurarli con una buona dose di rispetto e tolleranza, senza per questo smarrire la propria identità. Personalmente sono ancora lontano da questa prospettiva, e ho ancora -ahimè - molto da imparare. Detto questo, la tua ricerca di un contenuto è effettivamente un tema ricorrente. In linea di principio sono d'accordo con te, anche se non mi convince l'idea della sola imposizione di schemi educativi, almeno in questo caso, dato che la storia narrata ha come protagonisti solo pre-adolescenti, e il controllo sui corpi c'entra ben poco. In altre parole, tu proponi un asse Foucault-Duchamp, mentre io avevo in mente Ammanniti, o - squillo di trombe - un cartone alla Hannah e Barbera.
LB

 
Alle 23 aprile 2008 alle ore 18:33 , Anonymous p.s. ha detto...

Hm. ma io non la propongo . è stata già proposta. il risultato è inevitabile. Quando Keplero diceva che « La geometria è l'archetipo della bellezza del mondo » pensi che sapeva che questa frase porterà nella scoperta fisica del punto G?
Diario del capitano, data stellare 46682.4. "Ci siamo persi.Non troviamo più la strada verso la nostra casa. Che facciamo? Giochiamo!!!"

 
Alle 24 aprile 2008 alle ore 10:22 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Non c'è nulla di inevitabile, amico mio. E proprio perchè la proiezione individuale ha dei limiti. Inoltre, è anche il motivo per cui la libertà si definisce in positivo e nei vincoli, e non solo contro di essi. Del resto, il punto G è normalmente un ideale regolativo più che la fonte del piacere, una norma di comportamento per rispettare il piacere inter-personale, più che un obiettivo concretamente perseguibile. O no? Mi dice Lele che comincerai a tenere una rubrica. Attendo con impazienza i tuoi scritti!

 
Alle 24 aprile 2008 alle ore 19:38 , Anonymous p.s. ha detto...

si solo se l'idividuo è Heidi che vive isolata in mezzo alle montagne con il suo nonno.
Il punto G invece è una questione di fede. Devi crederci per trovarlo!!!cosmologia e vaginologia sono la stessa cosa, ah quanti poveri astronauti hanno perso la vita in nome a quella nobile ricerca...
si dovrei cominciare. così anche te puoi bombardare me...ho giocato abbastanza in attacco

 
Alle 24 aprile 2008 alle ore 20:56 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Macchè Heidi!
Io pensavo piuttosto a un Nietzsche!
Certo che hai giocato d'attacco, per questo mi piace il nostro carteggio!
Del resto è comprensibile: accostare un liberal come me a un olista come te, il confronto è inevitabile.
Detto questo, se sono Heidi ti propongo per il ruolo del nonno, che in effetti è moralista, se pure nel senso buono.
Siccome dovresti scrivere di arte ti chiedo un parere: che ne pensi di Ph. Daverio?
A presto,
LB

 
Alle 25 aprile 2008 alle ore 00:30 , Anonymous p.s. ha detto...

Non mi definirei ne moralista ne olista. definirsi mi sembra rinunciare a qualcosa che non sono. Hm... non scriverò dell'arte in modo diretto...ma di p.d. penso che è simpatico come il suo papion.

 

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2008-04-20

Same democracy alla galleria Neon di Bologna

Da Same democracy
Ieri alla galleria Neon di Bologna inaugurava la prima metà di Same democracy - pratiche artistiche e curatoriali nell'era dell'open source culture, curata da Elvira Vannini e Marinella Paderni. 

Parziale report:
Divertente il progetto di Julien Previeux che risponde agli annunci di lavoro pubblicati sulla stampa francese con delle lettere di non-motivazione estremamente interessanti. Non prendetemi vi prego!
Le 'zines underground raccolte da Dafne Boggeri mi hanno molto sfrigolato il cervello. In particolare quella con solo foto di calzini. Suck my sock.
Le immagini scattate da Daniele Pario Perra ai display di venditori ambulanti della Sicilia, mi hanno fatto pensare che siamo veramente creativi noi italiani quando dobbiamo vendere qualcosa. Architetture di vasi in bilico e installazioni site-specific-on-the-road. Per non parlare del lettering dei cartelli.
Infine la torre di Guantanamo piombata come un meteorite nella galleria. Domenico Antonio Mancini trasmette le playlist composte da noi utenti. Volontariamente ci facciamo privare del nostro sonno, torturati da pezzi che non ti permettono di fermarti. And the beat goes on.

Avete visto che zerbino?

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Alle 20 aprile 2008 alle ore 23:29 , Anonymous p.s. ha detto...

p.s. lo zerbino è un lavoro di Adriana Torregrossa.

 
Alle 21 aprile 2008 alle ore 14:23 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Thanks momak! Lode ad Adriana.

 

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2008-04-19

Wasted, sottopasso Marconi Ugo Bassi, Bologna

Da Wasted
Ieri sera si è passati dal sottopasso di via Marconi e Ugo Bassi e s'è visto cose che voi umani ecc.
Qui trovate il comunicato stampa. E qui potete vedere altre fotografie.
Che ne pensate?

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2008-04-18

La nuova frontiera dei fagioli

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{Il male necessario}

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2008-04-16

{Le nuvole}

La cosiddetta realtà mi appare come una sorta di contenitore neutro al cui interno, contemporaneamente e simultaneamente, convivono persone affatto diverse fra di loro. Per limitarci alla nostra piccola realtà quotidiana, svariate fasce d’età, cioè di generazioni, che condividono attimo per attimo il reale e quindi l’ambiente, la lingua, il clima, il cibo, la cultura, la tecnologia cozzano fra di loro, si incrociano talvolta silenziosamente. Altre volte si influenzano in pace, altre volte ancora con la coercizione e la violenza si impongono agli altri con la forza di un potere istituzionale o semplicemente gerarchico. E tutti vedono le stesse cose, partecipano alle stesse cose scelgono (o non scelgono) in base agli stessi stimoli e alle stesse pressioni che la realtà esercita in ogni istante su di loro. Ciò che mi incuriosisce e che ancora non riesco perfettamente a mettere a fuoco è il rapporto fra le fasce d’età e le reazioni agli stimoli condivisi. Di certo il monitor nell’autobus può lasciare indifferente una vecchia che torna a casa dopo la spesa, incuriosire un bambino e indignare una collaboratrice di blog. Tutto ciò che è nella realtà non è uguale per tutti anche se oggettivamente è identico per tutti. A tutti è data la possibilità di interpretare o non interpretare questa realtà anche se, presi come siamo dalle nostre piccole identità, riusciamo a farlo solo basandoci sulla nostra inutile esperienza.

Ma la massa di interpretazioni del reale, queste infinite e continue scelte/non scelte hanno determinato una prevedibilità ed una serie di appartenenze o alla fine prevale la logica del caso? È ovvio che un bambino sia maggiormente attratto dal monitor tranviario di un ottantenne, ma se l’ottantenne è un professore universitario e il bambino è cieco?

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«Più pesce per tutti»

Frittura di baccalà, oppure nasello. Non so, caro Emma.
Faccio fatica a decifare, leggere tra le righe. In questi mesti giorni di polemiche e sfoghi, tutti abbiamo bisogno, probabilmente, di una dose aggiunta di fosforo. Questo mi sembra il vero messaggio tra le righe della tua splendida foto.
Del resto a essere fraintesi si fa sempre in tempo.
Allora, caro Emma, io continuerei a darci sotto con pesce e verdure, anche se probabilmente annegati nel mercurio, nota materia prima del mare Mediterraneo.
Insomma questa volta il complotto del sistema, termini che continuo, come sai, ad usare per puro piacere provocatorio specie dopo la polverizzazione del fu Bertinotti, è semplicissimo da chiarire. Vogliono farci perdere le coordinate, con questa realtà velocissima, complessa, eppure quasi immutabile. E noi forse possiamo reagire diversamente, evitando il buonismo certamente, ma anche senza farci bandiera di qualcuno da cui comunque non ci sentiamo pienamente rappresentati.
Per queste ragioni correspondence rimane coerente alla sua forma di commento aperta a tutti perché schierata solo dalla parte del buonsenso.
Se dico più pesce per tutti, mi fraintendete?
Voglio rischiare, e ti dirò, il doppiosenso ci sta tutto!

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Alle 16 aprile 2008 alle ore 15:36 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Possibile che a me sia vietato "moralismi" e a te venga ancora accordata la possibilità di utilizzare stantie voci come "sistema" (e lotta al medesimo) e "buonismi"? Ecco, sono ricaduto nella polemica... Che del resto è donna! E due... proprio non ci riesco. Sono antipatico di natura, evidentemente...
Cara MAG, per il pesce ti seguo, via libera ai doppi sensi. Anche perchè c'è anche un pesce di nome pas**ra, quindi - come vedi - le pari opportunità sono garantite.
Un abbraccio dall'amico lord in versione totano!

 
Alle 16 aprile 2008 alle ore 17:43 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

cara Mag è con vanità che ti specifico che nella foto è stato ritratto il seguente piatto: filetti di orata in guazzetto di gamberi e canocchie eseguito domenica scorsa dallo scef retrogusto.

 
Alle 16 aprile 2008 alle ore 17:55 , Anonymous MAG ha detto...

non vedo l'ora di gustarli! Ma quando mi invitate a cena in casa Boshi-Pignalosa?

 

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2008-04-15

Estetica quotidiana

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* Statistiche

Statistiche. Ho un amico appassionato di statistica. Non chiedetemi perchè. Normalmente chi fa l'apicultore, chi si diletta di ornitologia, chi va in sollucchero per la filatelia o la numismatica trova la sua nicchia sociale che suona più o meno così: beh, sai... è un appassionato! Ma se uno è appassionato di statistica... Nella morale comune, capitanata dal fascino letterario e misticheggiante di certi circoli intellettuali, l'appassionato di statistica subisce un ostracismo particolare. Ostracismo che si manifesta indirettamente, facendo leva sui gusti e sulla personalità di chi apprezza sardonico il paradosso di Trilussa. Succede anche a me, che ho le abilità matematiche di un bambino di sei anni svegliato nel cuore della notte dopo una overdose di plasmon, di pensare che la loggia dei matematici abbia un umorismo embrionale e a tratti incomprensibile. Ma ecco la novità. Dopo avere votato (votato Ferrara, se vi preparate a un lancio di ortaggi sappiate che adoro le carote...) incontro un carissimo amico statistic addicted. Hai votato? mi chiede. Ferrara, rispondo, anticipando la domanda seguente. Ah, si? Io invece ho votato Ravenna. Ma che significa? Questo mi domando. Beh, credo di aver capito, con un certo ritardo. Chi si diletta di statistica, spesso azzecca le previsioni e si tiene alla larga da speculazioni moralistiche. Non mi ha giudicato per il mio voto, ma probabilmente già sapeva che la percentuale della lista si sarebbe attestata attorno allo 0,5%. In altre parole, 0,5 italiani su 100 hanno votato Ferrara, che non è solo il corpulento leader anti-abortista, ma anche la città estense. Tradotto in termini individuali, significa che c'è metà della mia persona che è in giro in cerca di identità, e che probabilmente è la metà buona, come nel Visconte Dimezzato di Italo Calvino. Che debba cercare a Ravenna?

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8 Commenti:

Alle 15 aprile 2008 alle ore 11:36 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

Caro Brummel
l'idea di cercare la tua metà a Ravenna mi sembra sensata. In quella bella e probabilment soporifera città ho sempre visto giovani donne molto eleganti. Forse non è abbastanza ma spesso lo splendore della superficie, oggi come oggi, è già un risultato.
Essendo ancora umiliato dai risultati che i miei compaesani italiani hanno espresso con il voto, mi astengo dal commentare ulteriormente il mio sfogo di ieri sera. Vuol dire che oltre all'eleganza mentale mi impegnerò ancora di più a propugnare il caos nella mia mente razionale.

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 15:33 , Anonymous Carla Leni ha detto...

é uno scherzo vero??

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 15:44 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

No.
Davvero ho le abilità matematiche di un infante.
Ma tant'è.
Per il resto: carote, carote, carote...

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 20:06 , Anonymous p.s. ha detto...

subite ora voi che avete scelto la birra senza alcool, il caffe' senza caffeina, il sesso senza rapporto, i dolci senza zucchero, le sigarette senza nicotina, la canna senza thc... spero che vostro bel content

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 22:44 , Anonymous Carla Leni ha detto...

Cercherò un campo adeguato, o per lo meno proporzionato alla stazza di chi hai votato.
Ahimè.

 
Alle 16 aprile 2008 alle ore 10:40 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Gentile Momak,
Più che da templare direi da decadente.
Per quanto riguarda la deriva proibizionista di cui parli mi pare sia rappresentata meglio da Di Pietro. Io propendo sempre per la birra con alcool, mentre per Ferrara credo sia ancora preponderante la scelta dei dolci con zucchero, se non altro a giudicare dalla stazza.
Anche io "spero che vostro bel content", anche se non ho la benchè minima idea di cosa voglia dire...
Saluti
LB

 
Alle 18 aprile 2008 alle ore 13:01 , Anonymous p.s. ha detto...

caro brum. mi sembra strano che tu capisci un tedesco incomprensibile come heidegger e invece nn capisci un semplice extracomunitario. intendevo dire che l'italia ha una forte tradizione di Apparenza e il berlusca mi sembra una logica evoluzione. mentre i greci costruivano i tempi con la pietra voi nascondevate i mattoni con le lastre di pietra. non è niente di negativo...solo che penso che è ora di dare l'importanza al contenuto.

 
Alle 18 aprile 2008 alle ore 14:15 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Caro Momak,
In effetti ora mi è più chiara la tua obiezione.
L'apparenza - come si sa - inganna, ma siccome non è detto che il contenuto che nasconde sia migliore, io rimango nei fatti un sostenitore della forma.
Ma questa, va da sé, è una mia opinione.
Per il confronto fra Italia e Grecia non sarei così drastico, visto e considerato che Roma continua ad avere una dignità urbanistica, mentre Atene esibisce un'Acropoli magnifica incastonata in una città dall'estetica a mio avviso discutibile.
Senza addentrarmi in polemiche sulla immondizia nel napoletano, vorrei ricordarti che gli italiani hanno anche prodotto la Reggia di Caserta, così come la Mole Antonelliana e la Torre di Pisa. E pazienza, se pende un po'!
Ti saluto con affetto e attendo i tuoi commenti,
LB

 

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2008-04-14

{A noi!}

Non sono più in grado neanche di reagire, visto che è una replica. Se poi sarà una farsa ci rimetteremo tutti. In ogni caso mi sento circondato, più di prima...
Povera patria.

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Alle 15 aprile 2008 alle ore 10:49 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Caro Pasquale,
Da ferrariano mi associo con moderazione e qualche dubbio al tuo dissenso.
Possibile che in Italia, chi incarna un ethos liberale debba essere messo di fronte ad una scelta obbligata (a conti fatti, non democratica!) dato il profilo dei rappresentanti?

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 20:13 , Anonymous p.s. ha detto...

Ethos liberale? italia? noi sei mica anche te uno di quelli raggazzi che vanno in giro vestiti da templari?
a ferrara si vedono parecchi

 
Alle 15 aprile 2008 alle ore 20:21 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

momak,
vorrei precisare che io non sono ferrariano. Politicamente sono all'opposto e poi amo il vino, le sigarette, il sesso ecc. (vedi altro commento tuo a brummell). divertente la storia dei templari...

 
Alle 18 aprile 2008 alle ore 14:20 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Ok.
Argomentazioni logiche.
Però scusate, se deve essere Battiato che Battiato sia fino in fondo.
"Le barricate in piazza, le fai per conto della borghesia, che crea falsi miti di progresso".
A presto su questo schermo!
LB

 

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* Vernacolare

Vernacolare. Làsum stér c’um sciòpa la testa! (Lasciami perdere, ho i miei pensieri!). A’msò sméngh! (Non mi sovviene!). An m’arcùld brisa… (Non mi sovviene…). An n’in pos piò! (Non ne posso più!). Sa sit blü? (Sei uscito di senno?). Ci ‘na bròta fàza! (Sei inaffidabile!). Ci mòlt tant spintacé! (Sei particolarmente in disordine!). A’iò da cuslé… (Devo occuparmi di quella cosa…). L’è mèrza patòcha! (È in avanzato stadio di decomposizione!). L’è bròt che pela! (Non è avvenente!). Gém bém ch’l’è bròt! (Non è avvenente!). Gém bém ch’l’è in de cànt de bròt! (Non è particolarmente avvenente!). L’è un pesalària… (È un tipo pignolo…). A’iò pisté una m***a! (Ho commesso un errore!). Me àm’la farèb! (Sarei onorato di fare la sua conoscenza!). T’àm pé Ziridòm! (Sei vestito in modo eccessivamente appariscente!). T’àm pé la Luzéia da l’òr! (Sei vestita in modo eccessivamente appariscente!). Qu-ca-là, ùi daséva in t’la cassètta! (Quell’individuo la concupiva!). E véns una balùsa! (Arrivò una bella donna!). Mò, una balùsa… (Una donna bellissima…). Che quand te dèt una balùsa t’àn si ancòra ariv ad cò! (Che quando hai detto bella non hai detto ancora nulla!). Non è la poetica giusta che i rappresentanti elettorali dovrebbero utilizzare, lasciando l’eufemismo (qui fra parentesi) a commentatori infingardi del costume, come il sottoscritto? Alle urne l’ardua sentenza. Un è un spetàcul?

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Alle 16 aprile 2008 alle ore 14:59 , Anonymous MAG ha detto...

Fantastico Lord brummel!Mi stai accelerando il processo di romagnolizzazione!Ti prego continua!Non lasciarmi proprio adesso!Devo prepararmi per il Bar Centrale di Conselice venerdi' prossimo!Anzi...vieni anche tu!
Saluti

 

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2008-04-12

Al museo


Quello che più ci è piaciuto è il doppio alone sul muro, all'altezza delle teste dei sorveglianti.
Vediamo un po', 8 verticale...

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Qui c'è qualcosa che ho fatto io, ma cosa?

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2008-04-11

Pitchfork Tv, altro che


Non hai voglia di vedere niente in tv ma non hai neanche voglia di dare l'aspirapolvere.

Ti ricordi che la tua guida preferita (certo non l'unica, ma quella che frequenti più volentieri) attraverso la sconfinata notte della musica contemporanea, tempo fa annunciava una sua nuova feature, Pitchfork Tv. Nata il primo aprile 2008 dopo una settimana di beata dimenticanza, vado a vedere di che si tratta.

La solita interfaccia splendida, ma questo è un marchio di fabbrica Pitchfork. Inizio a pigiare i bottoni e mi vedo i Liars ospiti nel basement di Juan, suonano tre pezzi sudando un casino e si fanno intervistare nel backyard in un clima di placido svacco. Qualità audio e video straordinaria.

Poi scopro che c'è la sezione One week only, probabilmente si tratta di contenuti preziosi, di solito a pagamento, che però per una settimana vengono trasmessi gratuitamente da Pitchfork. Questa settimana tocca ad un film sui Pixies. Più in particolare sulla loro reunion del 2004. Il documentario è molto pieno ed emozionante (per noi fan) con pezzi dal vivo e soprattutto molto backstage.

Scoprio che i Pixies sono gente normalissima. Brevemente: si formarono nell'1986, dopo sei anni si sciolsero. Prima del 2004 si erano proprio lasciati andare. Nello specifico.
Il batterista si era dato a cercare i metalli sulle spiagge con la scopa metal detector e la sera faceva degli spettacoli tristissimi di prestidigitirizzazione.
Il chitarrista suonava con la moglie nei centri commerciali americani.
La bassista Kim, tipa maledetta, con la voce grrrrrr, omonima dell'altra maledettissima, si è disintossicata da tutto.
Il cantante ciccionissimo beveva sempre da enormi bicchieri di plastica e viveva nell'Oregon.

Bene si rimettono insieme, rimanendo gente mesta, a volte schizzata e tornano a suonare da dio. Me li ricordo all'Heineken Jammin Festival all'autodromo di Imola nel giugno 2004. C'erano anche gli europei quel pomeriggio e li fecero suonare più tardi per trasmettere una partita dell'Italia. Uno di loro aveva una maglietta della nostra squadra di calcio. A fine performance si fecero fare una fotografia con alle spalle noi altri. Che figo! Volevano una foto con noi.

Beh insomma Pitchfork Tv mi ha veramente colpito.
Voi mi saprete dire.

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2008-04-09

* Cannocchiale

Cannocchiale. Già, cannocchiale rovesciato. "E poi c'è sempre uno che s'inc***a. Si mette a sc******ar tranquillamente... " Così musicava Paolo Conte, in uno dei suoi primissimi album. Capace più di altri di cogliere la metà oscura della Provincia Italiana, il Maestro di Asti è stato il mio immaginario Virgilio in una recentissima manifestazione di Paese nella Bassa Romagna, dove ho vissuto per 25 anni. La manifestazione in oggetto non aveva la poesia melanconica delle feste di rione (a prescindere, va da sè, dal colore politico) ma raggruppava iniziative tra loro eterogenee, come una sfilata di moda sponsorizzata da negozi locali e degustazione di vini e prodotti caseari. Suprema, all'ingresso, l'immancabile cotonata in rosso menopausa (Wanda, Iolanda, Cesarina, Nives... che importa?) che ci ricorda che ai suoi tempi si andava fuori soltanto per "balare". Sensazionali anche gli instancabili sessantenni che sperano (mai delusi) di intravedere sul tappeto rosso un generoso susseguirsi di seni orgogliosi e sederi oscillanti. Superfluo sarà infine sottolineare che l'happening aveva luogo presso un circuito di corsa per go-kart con annessa discoteca. Un po' come dire: donne e motori. Tutto bene. Si tratta della Provincia. E se è vero che a volte emergono perle dal fango, significa che nel fango bisogna pur sempre rotolarcisi un po'. E restando in attesa delle meritate accuse di snobismo, rifletto in questi termini. "La vita non imita l'arte, imita la cattiva TV".come sostiene Woody Allen in "Mariti e Mogli". Mi pare calzante. Non è come guardare da un cannocchiale rovesciato la realtà, cogliendo soltanto l'atto e non il contesto, e seguendo una logica per la quale l'importante è fare, sfilare, presenziare, organizzare, ovunque ci si trovi?

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Alle 13 aprile 2008 alle ore 17:38 , Anonymous Carla Leni ha detto...

dimentichi di menzionare certi capolavori...

 

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2008-04-08

Festival Virginia Reiter


Rispolvero dagli archivi di Emmaboshi questo lavoro che ho fatto da ADA nell'agosto 2007.
Cliente Associazione Virginia Reiter. Progetto di identità visiva della prima edizione del festival dedicato alla attrice modenese e del premio correlato, argomento Il lavoro dell'attrice.


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2008-04-07

Sgabanaza


Nel 1965 Pier Giuseppe Bertaccini diventa Sgabanaza. Da allora nulla sarà più come prima. Secondo assoluto al concorso televisivo La sai l'ultima? nel 1992, oggi assessore comunale a Forlì.

Poi, mentre cerco qualcosa da fare vedere a chi, geograficamente, non può capitare sul suo show in dialetto romagnolo su Canale 11, trovo questo incredibile video. Cosa si potrebbe aggiungere?

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Il display dell'autobus e la dolce attesa di J. Lo


Contrariamente a quanto succede di solito, sono io che sono andato ad ambientare la mia foto sulla base del post di Maria Antonietta. Su un qualsiasi autobus con un qualsiasi display che manda pubblicità.

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2008-04-05

«Ceretta o rasoio? Viaggiare o restare?»

Questa volta corrispondo, non da una foto di Emma... ma dall'autobus 13. Solo per porre un interrogativo alla massa pensante di questo blog: perché mentre vado in centro a comprare le strisce depilatorie devo leggere nella tv del 13 che Jennifer Lopez ha avuto due gemelli? Questa notizia potrebbe indurmi immediatamente a scendere dal bus e ritornare a casa a piedi senza strisce, affidando la mia depilazione a un vecchio classico arrugginito rasoio BIC. Se non fosse per il fatto che potrei tagliarmi e provocare infezioni e risultare alla fine dell'operazione quasi peggio di prima, per non parlare dell'effetto barba, a posteriori, lo farei, lo giuro. Allora scelgo di coprire la TV del bus con una mano, facendo finta di usarla come appoggio. Non apprezza la signora seduta di fronte che mi chiede immediatamente di lasciarle lo schermo libero. In quel momento, sullo schermo, appare un idiota travestito da angelo. Pubblicità progresso, o qualcosa del genere.
Alla fine scendo e non per comprare le strisce depilatorie. Scendo perché a quanto pare, anche sull'autobus c'è chi vuole guardare la televisione e per me invece i gemellini di Jennifer Lopez potrebbero prendersi l'ittero tranquillamente senza portare alcuno scompenso alla mia giornata. A ben vedere non posso nemmeno più andare in stazione a prendere il treno senza incappare in 5 spot in loop che mi informano sulle misure da prendere in caso di distorsione alla caviglia, notte d'amore imprevista, mal di testa e mancanza di spazzolino da viaggio.
Secondo voi, cari estimatori di Emma, diventerò una sedentaria con gambe irte di peli scuri e taglienti, o una viaggiatrice da autobus e treno con gambe liscissime ma TV bus e Tv treno dipendente?
Saluti

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Alle 5 aprile 2008 alle ore 19:13 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

Sei al sicuro, hai troppo senso critico per farti rovinare il cervello da queste volgari schermate...

 
Alle 6 aprile 2008 alle ore 13:46 , Anonymous p.s. ha detto...

Pensi che a J.Lo piacerebbe guardare la pubblicità delle tue strisce depilatorie?

 
Alle 6 aprile 2008 alle ore 19:54 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Secondo me ti manca solo un buon iPod nelle orecchie. Questo ti aiuta ad allontanarti e a percepire il mondo che ti circonda come un bel film, o, male che vada, come un pessimo spot.

 
Alle 7 aprile 2008 alle ore 08:54 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Cara MAG,
Innanzitutto siamo sopravvissuti a ieri sera. Scriveremo un post a testa sulla serata alla Silvio Soldini cui abbiamo partecipato, complice una dose massiccia di montepulciano.
Detto questo, ti ringrazio per il commento a Mini-moti. Anche se non condivido praticamente nulla di quanto mi hai scritto, mi rincuora che i miei amici (tra i quali ti annovero) hanno per lo meno la facoltà di riconoscere un senso nelle parole e nelle provocazioni altrui. Del resto, è evidente che senza recuperare il nesso fra fede e ragione, senza un accordo sui valori minimi che regolano la convivenza fra persone, non sarà possibile giungere ad alcuna posizione minimamente interessante. A me non interessa starmene in un Mondo dove qualunque battuta o presa di posizione deve per forza essere lesiva dell'identità di qualcun altro, normalmente delle donne. Sono gli effetti del relativismo. Figurati che J.Lo, dopo avere assicurato il suo didietro (e ne ha ben donde, dopotutto...) ha assunto (se la mia fonte è bene informata) un addetto specializzato nel titillarle i capezzoli, perchè l'incarnato della principessa portoricana possa sempre risultare perfettamente allineato alle esigenze di scena. Questo solitamente scatena la riprovazione di donne col sedere basso, o le lusinghe venate di invidia di uomini che per un reddito sicuramente inferiore svolgono mansioni meno avvincenti. E con ciò? Chi non vorrebbe fare un salto sul carrozzone, oltre gni bieco moralismo situazionista? Fin qui tutto bene, il seno ha le sue ragioni che il didietro non conosce.

 

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Indovina il cuoco

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Alle 5 aprile 2008 alle ore 19:10 , Anonymous Pasquale Pignalosa ha detto...

Che strano. Questo cuoco impugna il cucchiaio di legno come si impugnano i pennelli...

 

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2008-04-04

Io, illustratrice

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Alle 5 aprile 2008 alle ore 10:20 , Anonymous Lord Brummell ha detto...

Beh, cara Agnese, hai proprio l'aria di chi padroneggia la situazione! A quando la prossima mostra? Devi ancora autografare il disegno-ratto di cui mi hai omaggiato!
Luca

 

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2008-04-03

* Mini-moti

Mini-moti. Ieri, nel tardo pomeriggio sono andato in Piazza Maggiore. Già, sono andato a sentire Giuliano Ferrara. Anzi, a non-sentirlo. Non è stato possibile, perché alcuni non-giovani dei centri non-sociali hanno creduto di contestarlo. Invece hanno soltanto urlato, sbraitato, mimato il triangolo della vita con le dita (si, proprio quella parolina che inizia per F!), strillato, gridato, scalciato, tirato uova, lanciato pomodori, scagliato mini-mortadelle, deformato la Piazza. Non erano dunque moti rivoluzionari, ma reazione all’ascolto. Più che moti, mini-moti. Rettifico quanto scritto in Gorgonzola. Non sono borghese. Perché la borghesia è la culla dei diritti civili e politici. E non credo che tutti, visto quanto è successo ieri, siano pronti per goderne. Sicuramente non ne ha goduto Ferrara, che dopo la medaglia al plus-valore appuntata sulla giacca di velluto (dove il plus è l’uovo: più che carbonaro, carbonara!) è partito alla volta di Imola. Ma i mini-moti colpiscono le mini-persone. Per questo non hanno impedito a Ferrara di parlare, ma a loro di imparare e a me di ascoltare, di porre un quesito, sollevare perplessità. Che ne direbbe Martin Heidegger? Beh, credo che riaccenderebbe la sua domanda fondamentale. Perché l’ente e non piuttosto il niente?

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Alle 3 aprile 2008 alle ore 15:26 , Anonymous Miss Kendall ha detto...

"...E il grosso è fatto..." disse la madre di Giuliano Ferrara subito dopo il parto.

 
Alle 3 aprile 2008 alle ore 15:43 , Anonymous Emmaboshi ha detto...

Ma il peggio aveva ancora da venire.

 
Alle 3 aprile 2008 alle ore 20:04 , Anonymous p.s. ha detto...

Era ora che Ferrara capisse cosa è l'interazione fuori del suo monologismo televisivo!!!Secondo Heidegger l'uomo non è un sostantivo ma un verbo,e io per definire signor Giuliano ne avrei uno..."VA A ******"

"Io chiamo discorso di potere ogni discorso che genera la colpa, e di conseguenza la colpevolezza, di colui che lo riceve."
(Roland Barthes)

p.s. x chi indovina il verbo signor Boshi paga una bevanda alcolica

 
Alle 5 aprile 2008 alle ore 17:47 , Anonymous MAG ha detto...

Beh Lord Brummel, io c'ero...strano, non ci siamo visti. Ero tra quelli che hanno urlato "buffone", e ti dirò, mi è venuto dal cuore. Non ho lanciato uova, nè bottiglie piene di acqua, quello si poteva evitare, sono d'accordo con te. Però, guardiamoci negli occhi, e chiediamoci quanto di dialettico ci fosse nelle provocazioni di Ferrara?Io l'ho sentito urlare slogan che non sono alla sua altezza intellettuale e probabilmente stavano invece all'intelletto di quelli che lanciavano sassi. Però, quando si provoca a quel livello, e quando soprattutto la provocazione viene da chi è dotato di ben altre doti di eloquenza, allora quelle reazioni corrispondono alla bassezza del messaggio lanciato. Le parole di Ferrara volevano ottenere esattamente quel risultato e, quel che è peggio,contribuiscono ad affossare ancora di più nell'umiliazione questo paese quotidianamente messo in ginocchio da certa classe politica, di cui Ferrara, mi sembra, si stia facendo portavoce.
Saluti

 

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* In piazza Maggiore

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2008-04-02

C'ho la puglia nel cuore

Non è che voglio parlare di politica e a pochi giorni dalle elezioni dare un mio parere su questo o quello, ma codesto video mi è piaciuto da matti. Sarà per la sua fotografia, sarà per la musica o per l'idolo pugliese in primo piano ma mi viene da pensare che c'è qualcuno che ci sa ancora fare.

Finalmente a modo anche la schermata di testo. Eppoi quel televisore vintage. Qualcuno sa che santo è quello sulla destra della TV? Sì lo so che potrebbe essere Baby Jesus, ma perché brandisce quella sfera? O è Paolo? Chi sa parli.

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2008-04-01

L'offerta enigmistica di Emmaboshi


Si parte oggi con la beta dell'offerta enigmistica di Emmaboshi. Ricchi premi in palio.


Come la ghiacciolosa, ombrellonosa e sabbiosa Settimana Enigmistica insegna, in questa immagine, scattata pochi giorni fa all'ingresso dell'enoteca Alto Tasso, c'è un particolare che non torna. 
Di che si tratta?

Mentre elaborate i dati vi potrebbe interessare la scoperta che ho fatto sulla incommensurabile Wikipedia. 
Il colore, abbinato al nero, nella testata della Settimana Enigmistica sono sempre e solo tre, blu verde o rosso e - soprattutto - si susseguono sempre in quest'ordine! Inoltre vengo a sapere che, se il numero della rivista è dispari, il personaggio del cruciverba in copertina è femminile, se invece è pari è maschile. Pazzesco. Ma secondo voi perché?
Infine, voi usate la matita o la penna per le parole crociate? Cioè siete definitivisti o cancellazionisti?

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* Gorgonzola

Gorgonzola. Nonostante la vis polemica che mi contraddistingue, non amo fare dietrologia né prendermi troppo sul serio. Per questo, più che con l’ennesimo commento su Ai-pod-nano, vorrei ringraziare estimatori (Pasquale in testa, come il più sublime degli Argonauti, ma anche Sir Leo d'Islanda) e detrattori – pure quelli anonimi – con un post speciale, che si aggiunge a quello della settimana (un supplemento, insomma). Lo stile della mia rubrica (che trovate riassunto nel post intitolato Eccomi) mi impone un rigore che trova in me stesso il primo ostacolo. Chi mi conferisce attenzione, mi legge e mi commenta sarà sempre da ringraziare, dato che odio l’indifferenza e cedo alla vanità. Non per niente concludo ogni post con una domanda. È l’ethos brummelliano. Se il commento non mi stimola, non rilancio. Non per niente in Oblio, ho scritto che a volte l’importante è sparire. Come vedete, tutto torna. È la linfa del blog. Altrimenti, tanto vale scrivere un diario individuale, e dimenticare volutamente la chiave in giro, sperando che qualcuno lo legga. Non voglio che le mie opinioni trovino necessariamente accordi unanimi. Non sono in questa pagina per questo. Mi si ami o mi si odi, come il gorgonzola. Sono qui per sintesi ed estetica linguistica. Per questo l’altro post si chiama grigio. Perché sarò borghese, d’accordo. Ma grigio, poi… Avete mai visto le mie cravatte?

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Alle 3 aprile 2008 alle ore 10:43 , Anonymous Giulia Canedi ha detto...

a me piace il gorgonzola!
ma non ci sarà qualche sordido riferimento all'ormai classico "bella topolona" televisivo??
caro Lord anche il gorgonzola è mainstream ormai...
Giulia

 

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* Grigio

Grigio. Ogni volta che i miei genitori litigano, lo si capisce da come è vestito mio padre. Lui, che ha un guardaroba degno del Grande Gatsby, è sempre stato abbigliato da mia madre, come fosse il prolungamento anagrafico di Ciccio Bello, o di Sbrodolina. Ricordo che una volta, quando ancora abitavo con loro, mio padre tornò dal lavoro con giacca, pantaloni, camicia e cravatta grigia. Azzardato, considerando che erano tutti grigi diversi. Sembrava che avesse raccolto trofei di guerra da una rissa fra sacerdoti. Hai litigato con mamma? No, perché? Già, chissà perché. La vita e le sue sfumature. Curioso, che l’accostamento sbagliato riguardasse proprio il grigio. Me lo ha sempre detto mio padre. La vita è fatta di compromessi, mentre per te è tutto bianco o nero. Francamente, mi pare di no. Negli anni sono diventato più incline al compromesso, e soprattutto all’eufemismo. Ve lo dimostro subito. Se incontrate qualcuno vestito come mio padre potreste azzardare: Interessante accostamento! Coraggioso! Ricercato! Ma lo sai che quattro grigi differenti insieme, con maglietta della salute in evidenza, cintura marrone e scarpe nere non è che stiano poi così bene?

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