That's entertainment!
Periferia, asfalto, pozzanghere, scooter, riflettori, penombre, rimorchi, decorazioni ad aerografo, rosso, rosa, azzurro, giallo.
That's entertainment!
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Periferia, asfalto, pozzanghere, scooter, riflettori, penombre, rimorchi, decorazioni ad aerografo, rosso, rosa, azzurro, giallo.
That's entertainment!
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Etichette: * opinioni di un dandy
A quanto pare nessuno sa quale sia il vero lavoro del nostro Hawanna Dj.
Lui stesso ce lo illustra con questo video.
Etichette: video
Qualche giorno fa passò il 91° Giro d'Italia da sotto il mio iMac di lavoro a Modena.
Si trattava della dodicesima tappa, 172 km da Forlì a Carpi.
Tutto bloccato per tutto il pomeriggio, diluvio universale, ma soprattutto lo stupore misto alla sensazione di truffa nel trovarci davanti a decine e decine di mezzi totalmente brandizzati che precedevano di circa mezz'ora il passaggio del primo ciclista (nella foto). Tradimento perché uno che sta lì ad aspettare i valorosi polpacci che pompano, seduto in cima a un paracarro, pensa che stia per accadere tutto e invece si deve sorbire a tradimento il passaggio di 500, smart, pick up con lattine enormi, arrotini, per poi aspettare chissaquanto prima del primo fuggitivo. Uffa. Zazzarazazz.
Esistono grandi vecchi, come esistono grandi giovani. In realtà l’età conta poco quando si è grandi, quando cioè si è fuori dall’ordinario. Nel mondo perfetto della musica, Richard Strauss compone i 4 ultimi Lieder all’età di 81 anni. Senza badante.
Mozart e Schubert, morti rispettivamente a 35 e 31 anni, con la loro opera hanno dimostrato che il tempo reale, quello che segna l’inizio e la fine della vita e della materia, non corrisponde al tempo della musica che pure in quel tempo si dipana.
Tanto premesso ringrazio Charles Lloyd, al momento 70enne, per un brano contenuto nel cd Rubo de nube appena pubblicato da ECM.
Il brano si intitola Migration of Spirit e come tutti i brani di questa opera è registrato dal vivo.
Ebbene, se tanti e tanti sassofonisti hanno imitato (inutilmente) il suono e il fraseggio del divino John Coltrane, il vecchio Charles Lloyd riesce ad evocare lo spirito e l’essenza della musica di Trane. Un miracolo. Che può riuscire solo a chi, dopo lunga e consapevole o azzardata vita di vero musicista, perviene all’intima natura delle cose. E della musica.
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Caro Emma,
dimmi la verità, tu controlli ancora la buchetta della posta? Te lo chiedo perché io non so più se devo continuare a farlo oppure no. Infatti tutte le mattine mi avvicino alla piccola cassetta con una vorace ansietà, come di chi si aspettasse una piccola lettera d'amore, un cartoncino giallo con l'indirizzo scritto a mano, o quantomeno, un pacco bomba, così tanto per darsi un tono.
E invece, mio caro Emma, nella mia buchetta si è formata una pila piuttosto considerevole fatta solo di foglietti colorati che annunciano l'apertura, lo sconto promozionale o il cambio di gestione di una pizzeria da asporto. Ce ne saranno ormai centinaia nella mia zona, di pizzerie tutte uguali, con il banco protetto dal vetro, macchie di verdure sparse qua e là, un cassiera pugliese, terzo anno DAMS cinema. Io caro Emma divento pazza se penso alla mia casa presa d'assedio dalle pizzerie d'asporto. Sento l'odore di finto origano che mi accompagna dalla mattina alla sera, si insinua nella mia camera e mi tenta con la caloria da carboidrato di casa nostra che poi tanto male non fa, dalle 8 alle 8.
E invece, caro Emma, io penso che facciano malissimo, queste pizzerie d'asporto, fanno male alla salute, ma soprattutto alla fantasia. Vuoi mettere affacciarsi alla finestra e vedere un fioraio mistico, una parrucchiera grassa, un altrettanto grassa panettiera, un fruttivendolo arrapato, un agente immobiliare ridanciano, un tabacchino astemio?
Io non ne posso più, caro Emma, delle pizzerie d'asporto, e la mia buchetta della posta uno di questi giorni la faccio brillare, lo giuro.
Aiutami anche tu ad asportare le pizzerie da asporto.
Saluti,
Mag
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uuuu. credo che a Freud piacerebbe commentare questo post.:))))
Ho pensato più volte di fare qualcosa anche io per loro, ma poi ho lasciato perdere.
Mi sono anzi concentrato sul loro aspetto (dei pieghevoli e delle pizze), li sto collezionando e un giorno pubblicherò questa macabra collezione di fotografie di pizze scariche e parole come PANPIZZA o ROTOLINO.
Restisti, anzi Mag, quelli più belli tienili da parte per fare una donazione alla nascente Collezione Emmaboshi.
Cara Mag,
Ho l'impressione che schiere di tredicenni con paghetta a 20 €/settimana vorrebbero la tua testa su un vassoio d'argento (o per lo meno su cartone di pizza...),
A presto,
LB
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bell lavoro!!! complimenti. mi piace molto l'uso dei colori.
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Cosa pensava Richard Strauss, sul limitare della sua vita, mentre componeva quello sparuto nucleo di composizioni che gravano come leggeri macigni sulla cultura musicale dell’Occidente?
Un Concerto per oboe di ascendenza mozartiana (nel 1948), le Metamorfosi per 23 archi solisti (1945), inconscia elucubrazione sulla Marcia funebre dell’Eroica di Beethoven…
E i Vier Letzte Lieder (4 ultimi Lieder), che nel 1948 meditano sulla fine di una civiltà, sulla fine dell’Occidente, sulla fine dl Romanticismo e sulla fine di tutto, che per Strauss sarebbe arrivata meno di un anno dopo…
Sono questi quattro Lieder, quattro canzoni che arrivano alla fine di un percorso musicale lunghissimo, alla fine di una carriera d’artista senza pari. Tutto aveva avuto Strauss: ricchezza, fama, successo. Come tutti i veri grandi artisti, alla fine della vita e dell’arte la sua creatività arriva al nocciolo delle cose, all’essenza dell’essere che può essere descritta solo con i mezzi di una musica sovrumana. Un fiotto di calore e passione, poi nulla più. Per sempre.
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L'acusticissimo argentino/svedese José González suona tre pezzi per Pitchfork Tv (ne ho parlato qui) su un tetto di una casa di New York.
Senti che sound.
Etichette: video, visto in giro
Si però la fa troppo facile lui. Lui che è svedese e pure argentino, lei che è jappa e figa, l'altro che suona i bonghi ma non ha fatto il Dams. Uffa, io dico che Biancarlo Gianchetti suona meglio anche se pesa 40 kg in più e ha i denti da coniglio. Sta pure con una figa solo che non è jappa ma di Cirò, per cui non se la mena, poverina, e insieme suonano sui tetti della bassa.
Quanto al bonghista....è argentino, ma molto meno bello.
W Gianca
No infatti, sono d'accordo con te. è fastidiosa questa mancanza di difetti. C'è anche il sole mentre qui il tempo fa schifo.
A ben vedere però quelle appiccicose sedie di plastica non ti rincuorano?
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[Locandina]
Progetto grafico della comunicazione di Borghi e frazioni in musica per conto di Bottega Bologna.
Ricco festival musicale ambientato in diversi luoghi suggestivi della bassa bolognese.
Sul sito trovate tutti gli appuntamenti.
Ci vediamo lì!
[interno del programma]
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Abbiamo rispettato i ruoli, caro Emma, tu la grafica e io i contenuti....soppa, erano tutti al Bravo ieri sera e tu ti aggiravi fra loro ignaro e felice. Bello! Adoro il fucsia...se non si era capito.
Ciao Ema, come si chiama il bellissimo font che usi per questo lavoro?
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Cellulari. Quando mio nonno comprò il primo portatile aveva ormai più di 60 anni. Definire quel telefono portatile è forse inappropriato. Aveva le dimensioni di un megafono, due ore di autonomia, il peso specifico del Cervino e costava come una Rolls Royce. Quando se ne dovette separare, per comprare un apparecchio che fosse effettivamente portatile, volle restare un minuto solo con lui. Anzi, con lei. Si, perché mio nonno ha sempre battezzato gli oggetti tecnologici, elettronici o meccanici con un nome femminile. Del resto la donna è mobile (in italiano), e il cellulare pure è mobile (in inglese). Solo che il nonno ha sempre usato lo stesso nome: Carolina. Dalla Due Cavalli, all’aratro, passando per la pistola spara-chiodi. Sempre e comunque Carolina. Prima di sostituire Carolina I con Carolina II le riservò un trattamento funebre degno di un Faraone, rivestendola interamente di Scottex Casa. Quello fu il giorno in cui mio nonno mummificò il cellulare. In verità, non aveva sepolto Carolina I. L’aveva eletta (o degradata) a telefono fisso, o semi-mobile. Questo è il cellulare che userò in auto, sentenziò. D’accordo, ma lo Scottex Casa? Quello serviva per evitare che qualcuno lo notasse quando l’auto era posteggiata. Nella sofisticata psicologia di mio nonno, un eventuale malintenzionato avrebbe pensato che si trattasse di un panino, e non lo avrebbe rubato. Si meravigliò che non avessi capito subito. Hai anche studiato, mi rimproverò. In effetti, è vero. Maurizio Ferraris ha scritto un bel libro sul telefonino intitolandolo: Dove sei? È appropriato, non c’è dubbio. Forse mio nonno avrebbe risposto: Alla neuro. Ma come avrebbe fatto, in auto, senza auricolare?
Etichette: * opinioni di un dandy
Caro Lord
approfitto del tuo blog per salutarti visto che ci si vede pochino ultimamente; ti avevo già scritto una volta senza firmarmi, ma mi avevi sgamato lo stesso. Comunque sono un tuo vecchio (ma ancora giovanissimo) compagno di bevute: ricorderai serate a straparlare e starnazzare bevendo birra dal prezzo doppio (ma buona) e mangiando cecini. In realtà la ragione per cui ti scrivo è perché ho letto in un tuo post di qualche settimana fa che hai votato Ferrara... ma sei scemo? Mi unisco assolutamente al coro di tuoi conoscenti (e immagino saranno stati tantissimi) che ti avranno infamato per questa scelta! Ma cosa spinge un uomo, a parte un'inarrestabile vocazione alla provocazione, a degradarsi tanto,scaraventando fuori dalla finestra la propria autostima?
Lord Brummel, apprezzo tantissimo la tua citazione su Ferraris! L'ho incontrato diverse volte, è un uomo meraviglioso...se ne va in giro coi capelli scompigliati, la gobba, la giacca tirata da una parte, il pantalone che viene giù malissimo....insomma Brummel, anche tu che sei un Lord dovrai riconoscere che Ferrari è un signor Filosofo perché adempie a tutte le funzioni di un filosofo: semplicemente DI FUORI!
Un tavolo di legno tipo Ikea ma con piano in vetro smerigliato, il mio primo portatile sostentato dalla batteria connesso in wi-fi ed una velux di tre metri quadrati ad illuminare la cucina bianca. Mando una mail e mi scuoto. Mi alzo e vedo la skyline di Bruxelles racchiusa in tre metri quadrati, ed il mio computer che comunica col mondo sospeso in quella luce. Beh, ho obbligato mio fratello ad ereditare quel computer quasi obsoleto di cui mi son disfatto solo per farne un monile di famiglia.
Mr. Blaise
Caro Lindo Ferretti is dead (ma perchè poi, povero Lindo Ferretti! Mica è morto, è soltanto al centro di una piccola conversione...) ho già spiegato fino alla nausea la mia scelta elettorale. Il gusto per la provocazione è certamente centrale, ma la mia autostima sta ancora bene, grazie per l'interessamento. D'altra parte credo che l'ideologia che sostiene te ed altri (ed in certi contesti siete senza dubbio la maggioranza) sia interessante ma non priva di contraddizioni. Senza dubbio la manovra elettorale ferrariana ha suscitato molte polemiche, oltre a un bassissimo consenso elettorale. Io avevo le mie buone ragioni per vedere in questa iniziativa uno stimolo alla riflessione su diritti, pari opportunità e bioetica. Mi sto convincendo comunque che la via politica ed elettorale non fosse quella più indicata. Infine credo che il tuo richiamo alla provocazione sia opportuno, ma unilaterale, considerando i foschi tempi di grillismo-dipietrismo-travaglismo in cui mi trovo mio malgrado a vivacchiare. Non vorrei comunque intasare il blog del mio amico Lele (che tra l'altro la pensa più come te che come me) con queste speculazioni. Magari ne parliamo a voce e - perchè no - con birra&cecini. Se questi ultimi vengono serviti in vasino da notte, credo di sapere a che situazione tu ti riferisca. Brindiamo ai dolori del non più giovane Werther!
Con amicizia,
LB
Caro Mr. Blaise,
Hai compreso perfettamente cosa volevo dire. L'obsolescenza tecnica della modernità avanzata non si contrasta con l'atteggiamento di rifiuto, ma la si convoglia nel ben più solido legame familiare.
Soltanto così, se ne fa una risorsa e si esce dal più esasperato consumismo.
Non saranno d'accordo i miei amici marxisti.
Ma questa, va da sé, è una opinione...
A presto!
LB
Cara Mag,
Convengo con te su ogni punto.
Ho letto tutti i testi e gli articoli di Ferraris, oltre a molti paper dei suoi collaboratori nell'ambito del "Labont".
Non a caso il 6 giugno sarò a Roma per presentare un saggio sul denaro come oggetto sociale, che - come è evidente - ripropone il dibattito tra il filosofo torinese e John R. Searle.
Detto questo, non potevi dirmelo prima che lo hai conosciuto e intervistato?! E per di più, diverse volte!!!
Con tutte le volte che abbiamo parlato di argomenti barbosi (io) e inutili (tu) nemmeno un accenno!
Scegli un castigo adeguato!
A presto,
LB
caro Brummel,
che invidia... 6 commenti al tuo bel pezzo (di post). Sono però contento, e qui ringrazio la "calamita" Emmaboscio per aver aperto una finestra fuori dalla ovvietà dando spazio a dei collaboratori straordinari.
Questi 6 commenti, e il loro livello, mi ridanno forza per insistere con i miei post sulla musica che non piace a nessuno ma che da molto da fare, da anni e anni, ai miei neuroni superstiti ed al cuore.
Caro Pasquale,
Come scrive Pierre Bourdieu la critica e l'estetica musicale risultano spesso virtuosismi, ma soltanto perchè la musica è la più pura delle arti. Sono sempre lieto di leggere i tuoi interventi, che se non frequenti sono sempre acuti! A presto,
LB
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Kyoteizinc (video mix) / Omodaka (Far East Recording)
Director: Hiroshi Kizu (P.I.C.S.)
Dancer: Masako Yasumoto
Via pan-dan
What is OMODAKA?
Omodaka is the name of the project developed through a trial and error process of mutational fusion of music and motion graphics. It will knock over your existing image toward a music video by a beautiful trajectory.
Etichette: video, visto in giro
Sul blog di Enzo Polaroid, in un pezzo scritto dal fantastico corrispondente londinese Valido, ho trovato una delle migliori descrizioni di un concerto di musica creata e suonata attraverso il computer e le manopole.
"Ho visto i Fuck Buttons: soffrono del solito dilemma degli show di elettronica, in cui i protagonisti dietro i loro mille bottoni che azionano altrettanti suoni precampionati fanno del loro meglio per non sembrare solo due tizi che controllano la mail."
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per questo motivo hanno inventato questa maglietta
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Il più grande mercato di pesce all'ingrosso del mondo si chiama 築地市場 e si trova nel centro di Tokyo. Novecento venditori autorizzati vendono quattrocento tipi di pesce.
Per chi non potesse farci un giro alle 3 del mattino, quando apre, o alle 5.20 quando inizia la vendita pubblica, è possibile dare un'occhiata alle foto dell'australiano Rory Hyde, oppure a tutte quelle correlate su flickr.
Un posto quantomeno suggestivo, anche se sulla pesca contemporanea ci sarebbe qualcosa da dire.
Etichette: visto in giro
Caro Emma,
ieri sera non riuscivo a prendere sonno. Non riuscivo a prendere sonno perché Giulia mi aveva appena detto che a settembre se ne va a Parigi. Così continuavo a rigirarmi nel letto pensando al fatto che Giulia se ne va a Parigi. Mentre ragionavo su questa notizia ho iniziato a sentire fame e allora mi sono ricordata che non avevo cenato, fatta eccezione per 2 ravioli al vapore ingoiati ancora bollenti dopo l'aperitivo con Giulia in via Parigi. Oddio di nuovo Parigi e Giulia a Parigi, un tormento. A un certo punto la fame e Giulia a Parigi sono diventate un unico problema e ho iniziato a immaginarmi con Giulia a Parigi, affamate, alla ricerca di un posto dove buttare giù 2 ravioli al vapore. Ma proprio mentre stavamo tirando fuori 2 euro e 50 per comprare i ravioli nel ristorante vietnamita di Rue de Duai, mi sono svegliata.
Saluti
Mag
Etichette: correspondence
a me suona bene: Giulia a Parigi!
Beh, meglio così.
Credevo che volessi mangiare Giulia a Parigi!
Ciao cara,
LB
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[Copertina di Emmaboshi da una foto di Mag]
Vi segnalo la pubblicazione dell'opera prima della nostra contributor Mag. Ha esasperato Marco Ardemagni fino a convincerlo a scrivere un libro con lei. Qui trovate il libro in download per €1.25.
Qui sotto un estratto dalla quarta di copertina.
Si chiama “parigino”. Chi gli ha dato questo nome doveva conoscermi oppure ha fatto un rapido sondaggio e ha scoperto che se scrivi parigino su un panino hai più possibilità che una certa classe proto-intellettuale notoriamente schierata a battaglia contro i McDonald's, di nascosto, senza farsi notare da nessuno, vinca la resistenza ideologica ed entri ad appropriarsi di un involucro bollente e unto esattamente come tutti gli altri. È quello che ho fatto. Con meno di due euro in 3 minuti e 57 secondi ho introdotto nel mio corpo scorie radioattive, avanzi umani di black-block catturati nell'ultimo G8, interiora di bambini bielorussi e trito di polli infetti da influenza aviaria. Eppure niente. Non mi sento male. Qualcosa che assomiglia a del pane al mais+qualcosa che assomiglia ad una cotoletta di pollo+una foglia di lattuga+maionese che sa di erbe di Provenza - se no che parigino sarebbe - ha oltrepassato la gola, l'esofago, il canale digerente e adesso staziona nel mio stomaco come qualsiasi altro cibo. Il corpo si sarebbe comportato allo stesso modo anche con la salsa di soia no OGM, i riccioli di mais senza sale, il riso al vapore con verdure saltate nel wok, il seitan, una pera sbucciata, 100 grammi di semi di lino! Non riesco a non pensarci. C'è qualcosa di straordinario nella assoluta meccanicità del corpo umano.Ardemagni inoltre ne parla così sul suo blog.
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Gennifer e Maicol stavano consumando un rapporto sessuale perché si amavano moltissimo.
Rapita dalla passione Gennifer impose: «Ti voglio tutto dentro!!!».
«Certo, amore, dobbiamo solo organizzarci. Per te farei qualunque cosa…».
Tre giorni dopo, i commessi della ditta Acme consegnarono a Gennifer i pezzi di carne che un tempo avevano costituito il corpo dell’amato Maicol.
In breve tempo, perché l’amore ha tempi inversamente proporzionali all’intensità del desiderio, Gennifer mangiò pezzo per pezzo il suo Maicol e finalmente il suo desiderio si realizzò: l’aveva tutto dentro, compresi i capelli e le piombature dei denti.
Lo sciacquone, la mattina seguente l’ultima cena, decretò la fine del loro amore.
Perché, come si sa, tutto scorre.
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Caro Brummel,
forse ti divertirà sapere che stamattina mi sono alzata di buon'ora per andare al corse di Pilates con l'unico scopo di essere più tonica e appetibile per l'intero fine settimana e cosa ho scoperto? Il corso è stato sospeso perchè l'istruttrice ha dato buca. A questo punto, ti chiedo, posso sperare di affrontare comunque un week end sereno o devo trovare qualche opzione sostitutiva tipo impacco di alghe energizzanti? E le alghe possono definirsi un corso? Sono inquieta e smaniosa di ricevere presto tue sagge risposte!
Baci
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Caro Emma,
ora lo posso dire: «C'ho provato». Sì proprio ora che la Fiera del libro è finita e io mi sento come un tappeto calpestato da tutti quanti i suoi 300.000 visitatori.
Lo so, capita a tutti di sentirsi un po' giù, ma qui non stiamo parlando di una comune spm o magari di una generica spossatezza primaverile, qui stiamo parlando piuttosto di una crisi da rigetto vera e propria. 1200 espositori, 800 incontri, convegni e tavole rotonde, seguite da 7 cene di lavoro con capi mummificati, decongelati e affogati in elaborate salsine agro dolci. Come è sopravvissuta Mag a tutto questo tam tam di editoria «de noi artri»? Molto semplice. Grazie a due angeli della consolazione. Sì, li chiamerò così, anche se in arte si tratta di Antonio Rezza e Natalino Balasso. Ti assicuro che sono molto meglio di quei due lagnosi degli angeli di Wim Wenders.
Il primo angelo arriva nel mio gabbiotto radio mentre sbobino l'ultima mortifera intervista ad A.B.S. (Autore di Best Sellers), immortalato in quarta di copertina a bordo della sua Rolls Royce d'epoca in fuga verso la California. Antonio Rezza entra, prende il mio microfono e urla nelle casse un esaltante: «Questa è la metastasi della letteratura». E se ne va.
Rimango qualche istante ferma con il microfono in mano con la sensazione di aver mandato giù a tradimento una dose di caffeina di prima scelta. Bene, ora posso continuare a sbobinare Clive Cussler sapendo che qualcuno laggiù tra il padiglione J e il padiglione K la pensa come me.
Il secondo angelo interviene in maniera ancora più diretta. Natalino Balasso mi blocca mentre sto conducendo un Carlo Lucarelli di nero vestito nel mio solito gabbiotto per l'intervista. Il Balasso avanza dubbi sull'attività a suo dire licenziosa che io e Lucarelli stiamo per consumare nel gabbiotto. Intanto lo stand è gremito di fans di Natalino che incominciano a ridere e applaudire. Per fortuna Lucarelli non è certo uomo da farsi intimidire, guarda avanti ed entra con me nel gabbiotto. Là fuori intanto Natalino Balasso prepara il pubblico alla nostra uscita, qualche minuto dopo. Per primo Lucarelli che viene accolto da un applauso. Dopo mezz'ora esco io sperando che l'interesse sulle questione si sia nel frattempo smorzato e invece il Balasso mi sgattaiola come un razzo nel gabbiotto per rivelare al suo pubblico la verità: «Proprio come immaginavo: là dentro c'è una vasca idromassaggio a forma di cuore».
Caro Emma, grazie ai miei due angeli la settimana dentro al grande baraccone spennellato di cultura Fiera del libro di Torino è sfrecciata via come la Rolls Royce di Cussler verso la California.
Saluti,
Mag.
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Cara Mag,
Un caso di telepatia!
Ieri ho citato Natalino Balasso perchè sul muro di un posto pubblico ho notato che qualcuno aveva scritto: "Hasta la VITORIA siempre".
Mi pareva un Che Guevara naturalizzato a Rovigo!
A presto,
LB
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Resa famosa alle mie orecchie in quanto sigla di Chiambretti speciale in onda su La7 prima di Markette, Hey cumpari è una delle mie hit del momento.
Compagna di tante canticchiate smozzicate con Brummell.
D'ora in poi sapremo anche le parole, Lord.
Etichette: video
Chi si sona?!
Sensazionale Leluccio!
La canticchiavo proprio poco fa!
Anche se per noi resterà sempre "O' piscialetto"!
Ciao Cumpari (Spritz Cumpari)
Lord
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Bello, non effimero è il titolo che ho dato al mio progetto per il concorso per il marchio e l'immagine coordinata del nascituro Design Center Emilia Romagna, al quale sono stato invitato insieme ad altri quattro progettisti under 30 residenti in Emilia Romagna. Nello specifico si tratta di Emilio Macchia (che ha vinto), Showa Pluchinotta, Matteo Guidi, Studio Blanco.
Breve citazione dal bando:
Il Design center sarà una struttura di servizio per le imprese e i professionisti nel settore del design, aperto da Accademia di Belle Arti di Bologna con il supporto di Assessorato Attività Produttive Regione Emilia Romagna e Fondazione Carisbo.Guarda il mio progetto.
Attività
Le attività del centro sono assai variegate, e vanno dalle conferenze alla formazione avanzata per imprese e professionisti, alla consulenza, alla generazione di progetti pilota, alle attività editoriali.
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Esorterei il nostro dandy Lord Brummell a prendere ad esempio per il proprio look un dandismo di questo genere. Che ne dite?
Penso soprattutto a queste scarpe, Lord.
via FFFound
Etichette: lezioni di stile, visto in giro
Accolgo benevolmente il suggerimento.
Mi sto già organizzando e presto avrete mia foto adeguata al registro ottocentesco qui presentato.
Nel frattempo continuo a erigermi sostenitore del mocassino bianco di cui a crescentine e manette, consapevole delle responsabilità che mi assumo nei confronti di voi popolo delle vans.
Baci,
LB
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Hanno detto che l'importante è partecipare. Loro sono 107. Partecipanti. Donne. Chiamate da Sophie, regina delle strategie relazionali per commentare una lettera inusuale. Nulla di nuovo SuperBoshi. Già visto a Venezia al padiglione francese. Il più bello. Lei non vinse il Leone d'oro. L'importante è partecipare... Così la signora, con l'aiuto dell'amico Buren, decide di ritentare. E come a Sanremo la canzone più amata non è mai la più premiata, così a Parigi la mostra più visitata è proprio quella della Calle. Mercì, Sophie! Prenditi cura di te! I veri artisti usano tutto per creare, vittorie, sconfitte, delusioni, ossessioni. L'importante è partecipare? Direi, forse, manipolare! GuruBoshi sei speciale!
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Prometto al popolo sovrano che farò presto una pedicure!
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Caro Emma,
per non disattendere al mio compito di corrispondente per Emmaboshi anche da qui, dal Sud, rinuncio al piacevole stordimento che procurano questi raggi del sole violenti e rientro in casa per scriverti. Là fuori continuano senza di me a passare larghe pennellate di blu e di bianco.
Due sere fa ho preso un treno storico: la Freccia Adriatica, Torino-Reggio Calabria. Su quel treno per quattro volte all’anno, da sempre, ho aspettato per ore di arrivare per poi ritornare. Mia madre portava un piccolo cuscino ricamato e una coperta di lana per coprirmi durante la notte. Ad ogni viaggio la coperta si allungava di un po’ fino a quando non è arrivato il giorno, anzi la notte, che la coperta non è riuscita più a coprirmi i piedi, e allora l’abbiamo riposta, lavata e stirata, nel baule del corredo, in attesa di proteggere dal freddo i miei bambini…
Salire sullo stesso treno da sola con un iPod in mano e un portatile sulle ginocchia non fa lo stesso effetto. Eppure il paesaggio fuori dal finestrino è sempre lo stesso. Stessi ulivi, stesse colline, stesso mare, stesse case mai finite.
Da quando sono qui, devo ammettere, inizio a sentirmi come una donna maritata del posto. Ogni giorno trascino le borse della spesa lasciando ondeggiare i fianchi generosamente e resisto a stento alla tentazione di togliermi i jeans per una gonna stretta in vita sospesa su tacchi alti. Entrare pienamente nella parte richiederebbe questo cambio di costume. Solo così rispetterei quella precisa identità che il luogo richiede e che io invece scelgo per ora di non esibire.
Per questo, suppongo, la cassiera del Conad si limita ad un saluto formale, e lascia avanzare la fila senza fare domande, quando ci sono io. Non le risulto familiare.
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La Musica, dice Daniel Barenboim, lotta continuamente per esistere, per evitare di venire risucchiata dal Silenzio e cioè dal Nulla.
La sonata per pianoforte op. 109 appartiene all’estrema produzione di Beethoven e per luogo comune accademico e di popolo viene considerata difficile e astrusa,benché siano trascorsi circa 200 anni dalla sua venuta al mondo.In realtà se tutti si beano delle opere pittoriche o letterarie o filosofiche del primo ‘800, i cosiddetti classici, l’unica spiegazione di tale luogo comune è che quella sonata raggiunge vertici assoluti di pensiero musicale e richiede che l’esecutore, ma ancor di più l’ascoltatore, si affacci sull’abisso delle possibilità umane per cercare di trascenderne i limiti. Beethoven, all’epoca, aveva fatto della sua sordità pressoché totale il veicolo per superare il limite dell’Umano (la materia) e concentrarsi sul mondo assoluto dei suoni, dove tutto è rappresentabile. Nel Tema con variazioni, terzo movimento lungo quanto metà della sonata stessa, un tema pacato, quasi ultraterreno viene trasformato senza apparenti virtuosismi e delinea un percorso che è metafora di ogni possibile modo di esistere, nel mondo e nella musica. Ritorna infine quel tema in conclusione del processo conoscitivo.
Il pianista deve vivere questa esperienza tenendo conto dell’unica e immensa campata che dall’inizio del movimento conduce alla fine. L’ascoltatore, intuendo la circolarità del tempo musicale, riconoscerà che quel tema oltremondano da cui è partito e a cui si ritorna è mutato. L’esperienza del passaggio non si è svolto nel tempo delle cronologie ma nel tempo della Musica.
Prima di tornare nel Nulla.
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Pasquale, il caro vecchio Daniel ha ragione. L'infrangimento del silenzio. Chissà cosa ne pensa lui di eMule (secondo te?).
Nel frattempo ho trovato un'incredibile esecuzione televisiva del brano in questione ad opera del mitico Glenn Gould che metterò tosto a disposizione dei lettori.
Ascoltare questa terza parte, e pensare all'abisso, mi ha turbato. L'abisso esiste e dopo esserci stato condotto dal vecchio Ludovico van, mi sento fragile.
Caro Pasquale, la tua intuizione mi lascia senza parole. Chi mi conosce sa che è veramente raro vedermi ammutolita. Mi riferisco all'intuizione sull'esperienza dell'esecuzione e del passaggio dal tempo delle cronologie al tempo della Musica. Potrei aggiungere solo un particolare. Ti accorgi di aver superato il tempo cronologico solo alla fine, quando arriva l'ultima nota del pezzo che hai studiato per anni e ti ha accompagnato quasi ogni giorno. Dopo quella nota, l'ultima, non puoi più sapere molto altro, tanto meno che ore siano. Da come scrivi credo che tu abbia provato qualcosa del genere, senza aver mai eseguito una sonata di Beethhoven. Sarebbe bello confrontare le esperienze che raggiungono questo stato.
Grazie ad Emma per il video-tesoro scoperto.
cara MAG
sono veramente contentissimo che il mio pezzo ti abbia colpito. il problema che ho sempre avuto è stato quello di avere scarsi interlocutori
per parlare e condividere le idee sulla musica (che ascolto e studio
da una trentina di anni) perchè quel tipo di musica piace a pochi. Avevo deciso di usare questo pezzo come test, perchè ho intenzione di scrivere quasi esclusivamente pezzi sulla musica (con nostalgia per il mio vecchio sito che si chiamava Lontano). Glenn Gould è una figura straordinaria ma il suo Beethoven è per così dire sui generis. le due esecuzioni che preferisco (fra le circa 30 che posseggo) sono quelle di Arrau ottantenne e di Gilels per DG. p.s. l'esecutore e l'ascoltatore fanno parte dellostesso sistema musicale (diceva Luciano Berio)
Continua ti prego, continua. Per me sei come il tonno...insuperabile!:)Io ti legge sempre mentre il tonno non lo mangio mai.Baci
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Cosa metteresti per un pranzo di crescentine fritte e tigelle sui colli di Bologna?
Lord Brummell esprime la sua opinione di dandy così. Che ne dite?
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bellissime le scarpe da prima comunione a Patrasso
Finalmente uno sguardo comprensivo e istrionico.
Mi inebria già l'odore di formaggio stantio e sformato di carciofi che mi ha accolto al Porto.
Decadente quanto basta, vi do appuntamento al prossimo paio di scarpe...
LB
A Cirò di scarpe così ne ho viste diverse, indossate da diversi personaggi. Un po' come i tatuaggi. Però tornare e ritrovare quello stile anche a Conselice è una garanzia. Grazie Brummel.
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Dal'album Per non parlare della mia pancia |
Etichette: fotografo, questo l'ho fatto io
Concludendo sulla questione Longobardia Maior trattata ieri, trovo, al Cicileo, il bar dove la tartina è il capolavoro poetico di un uomo uguale a Frank Zappa, trovo, dicevo, il qui presente adesivo appiccicato alla cassa. Meraviglioso.
Per vederlo nei dettagli clicca qui.
Etichette: lezioni di stile
Sul sempre valido SocialDesignZine dell'Aiap, ho trovato un interessante articolo di Alessandro Savorelli sulla semiologia politica in Padania.
Etichette: visto in giro
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